Un prezioso volume di Phaidon racconta le stanze vissute da artisti, designer, stilisti, musicisti
Se vogliamo assorbire il genio creativo di artisti, designer, stilisti e musicisti, possiamo certamente ammirare le opere che hanno dipinto, gli oggetti che hanno ideato, gli abiti che hanno disegnato, le canzoni che hanno composto. C’è, tuttavia, un altro modo per scoprire il loro io più nascosto: entrare nelle case in cui hanno vissuto. Un prezioso volume edito da Phaidon (Life Meets Art di Sam Lubell) ci consente di esplorare gli spazi abitativi di straordinari creativi di ieri e oggi.
Le case dipingono. Sono come tele su cui ogni persona imprime stile, immaginazione, valori, paure, passioni, persino ossessioni. Come ha fatto Ralph Lauren, che ha trasferito l’estetica preppy dei suoi capi nella dimora di Bedford, a New York, con tappeti tartan, pareti rivestite in mogano, dipinti antichi dove spicca l’iconografia di caccia. O come la designer inglese Zandra Rhodes, che ha voluto nella sua abitazione di Londra anche quattro colonne romane proveniente dal set del film The Rocky Horror Picture Show.
Nella sua casa di Manhattan, il designer canadese di origine egiziane ha creato un ambiente bianco, simile a una galleria d’arte, con tocchi di colore come il pannello lime fluo della cucina e la parete fucsia per dare maggiore profondità.
L’attico della designer inglese, situato nel sud-est di Londra, ospita la sua collezione d’arte, che comprende tele di Duggie Fields e Andrew Stahl, oggetti artigianali sardi e persino un pezzo del muro di Berlino.
La sontuosa proprietà a Miami Beach dello stilista assassinato nel 1997 è diventata un boutique hotel, Villa Casa Casuarina. Molto appassionato di antichità, Versace arricchì la dimora con moltissimi dettagli classici.
Arroccata su una scogliera sopra la baia di Villafranca, alle porte di Nizza, la dimora dello scrittore e drammaturgo francese (1889-1963) divenne nota come “villa tatuata” per i graffiti che realizzò al suo interno, come l’Apollo disegnato sopra il camino.
Nascosta in una strada secondaria nella parte orientale di Kyoto, la casa-studio del maestro della ceramica (1890-1966) evoca il passato rurale giapponese, con pavimenti e travi in legno oltre a massicci mobili scuri.
Graceland è la casa di Memphis dove il re del Rock ’n’ Roll (1935-1977) ha vissuto per 20 anni, dove è morto e dove è stato sepolto, oggi meta di pellegrinaggio aperta al pubblico. Ha 23 stanze, tra cui la sala del biliardo nel seminterrato, le cui pareti sono rivestite di tessuto.
Ogni elemento di una casa può modificare il corso del lavoro e della vita di un creativo
La case narrano. Conosciamo a menadito i nostri romanzi del cuore, abbiamo immaginato ogni pagina, ma raramente abbiamo avuto il privilegio di scoprire dove sono stati composti. Sfogliando il libro, possiamo vedere, per esempio, il tavolo di legno scuro nella sala da pranzo tappezzata di rose della casa paterna, una canonica del XVIII secolo piena di spifferi, dove le sorelle Brontë scrissero capolavori come Jane Eyre, Cime tempestose, La signora di Wildfell Hall.
Le case rivoluzionano. Molte, infatti, rappresentano esperimenti coraggiosi, come quello completato in Costa Azzurra dall’archistar Norman Foster, che ha trasformato una tetra torre degli anni 50 in un luminoso rifugio di sette piani con superfici bianche e riflettenti. Come si legge nella prefazione: «Da questi spazi abitativi emerge una lezione: noi formiamo i nostri ambienti, ma essi ‒ come la nostra arte, i nostri figli o qualsiasi altra nostra creazione ‒ col tempo contribuiscono a formare noi. Ogni elemento di una casa può modificare il corso del lavoro e della vita di un creativo. Quando ci si trova all’interno, si possono percepire le forze che alimentano questa creatività».
A soli 18 anni, su sollecitazione del padre, che gli diede 500 dollari, il futuro architetto, socio fondatore dello studio Olson Kundig, costruì per sé questo rifugio di 4×4 metri, incastonato nei boschi collinari di Longbranch, Washington. La casa, rivestita in legno, è progettata per guardare fuori.
Nel 1984 l’architetto messicano ha realizzato la sua casa su una collina a ovest di Città del Messico. Scolpita in cemento liscio e curvilineo, rivestito di polvere di marmo bionda, sembra una grotta.
L’archistar ha trasformato una tetra torre degli anni 50 in un luminoso rifugio di sette piani con superfici bianche e riflettenti; è stata la sua residenza tra il 2002 e il 2006, a Cap Ferrat, Costa Azzurra.
testo di Tommaso Gambini
