Nell’atelier londinese di Bellerby and Co, dove si creano mappamondi esclusivi
«È un hobby che è sfuggito al mio controllo». Peter Bellerby, ex bambino che smontava ogni oggetto gli capitasse fra le mani per capire com’era fatto, racconta come ha iniziato a creare globi terresti e celesti artigianali. «Cercavo un mappamondo da regalare a mio padre per il suo 80° compleanno, ma trovai solo globi antichi, che erano troppo costosi, o quelli industriali usati dagli studenti. Così ho deciso di costruirne uno».
Da allora, era il 2008, Bellerby and Co Globemakers creano mappamondi esclusivi, con un livello di personalizzazione altissimo. Globi di diverse dimensioni e in varie fasi di lavorazione sono sparsi in ogni angolo dell’affascinante atelier londinese, sotto l’attento sguardo delle mappe appena dipinte, stese ad asciugare. «Ci sono così tante abilità da apprendere per diventare un globemaker (cartografia, creazione di sfere, doratura, coloritura ad acqua, lavorazione del legno, lavorazione del metallo, ingegneria). Non c’è un manuale e non c’è un posto dove imparare; io l’ho fatto da solo, attraverso tentativi ed errori.
La sfera perfetta? Si ottiene dopo molti tentativi ed errori.
Gli strumenti che garantiscono la precisione? Occhi e abilità.
Dopo oltre 15 anni sto ancora imparando cose nuove», spiega Peter Bellerby. Per i giovani apprendisti che arrivano da ogni parte del mondo, ci vuole almeno un anno per iniziare a padroneggiare quest’arte sugli esemplari più piccoli. «Si lavora su una sfera, che presenta sempre sfide enormi. E si lavora con una carta incredibilmente fragile che va bagnata e stesa sulla sfera stessa, facendo attenzione a non sovrapporla, strapparla, incresparla o formare bolle. Alla fine tutti i pezzi devono combaciare perfettamente».
Ogni mappa viene stampata e tagliata a mano in forme precise, dette “gore”, dipinte con una prima passata ad acquerelli. Sopra, una personalizzazione con fiori e uccelli.
Sotto, una serie di “gore” da incorniciare come arte cartografica per un cliente. A destra, in alto, anche le basi sono progettate in sede e realizzate artigianalmente.
È indispensabile creare una sfera perfetta, utilizzando due semistampi. Poi, si modifica la mappa, poiché ogni oggetto è realizzato su ordinazione, aggiornando regolarmente la cartografia e personalizzandola in base alle preferenze del committente.
«Lavoriamo a fianco del cliente per aiutarlo a progettare il suo mappamondo esattamente come lo desidera, un processo che a volte può durare mesi o addirittura anni», rivela Peter. «Grazie ai mappamondi che ci hanno commissionato, siamo venuti a conoscenza di storie degne di romanzi, racconti di migrazione familiare, viaggi di scoperte ed esplorazione sulla Terra, in mare e nello spazio. Il tutto raccontato attraverso la mappa. Ci sono clienti che ci hanno fatto piangere per le informazioni che hanno voluto condividere. C’è persino chi ha affidato una proposta di matrimonio a uno dei nostri globi!». Il processo di lavorazione artigianale è tanto laborioso quanto affascinante. Innanzitutto vengono tagliate le strisce (“gore”) ‒ la prima passata di colore avviene in piano ‒ poi vengono bagnate e stese sulla sfera. Una volta asciutti, i globi tornano ai pittori, che eseguono le ombreggiature e dipingono in dettaglio ogni illustrazione. Infine, il mappamondo viene sigillato con una finitura lucida o opaca e collocato nella sua base.
Le creazioni di Bellerby and Co raggiungono tutto il mondo, recentemente persino Perù, Groenlandia, Cambogia, Vietnam, Kirghizistan, Uruguay e Nepal. In Italia sono stati anche tra i protagonisti di Homo Faber, esposizione biennale dei migliori maestri d’arte europei, curata da Michelangelo Foundation, in partnership con Fondazione Cologni e Fondazione Giorgio Cini, presso l’isola di San Giorgio a Venezia: «Siamo stati entusiasti di prendervi parte, è stata la vetrina perfetta per l’alto livello di manualità degli artigiani che vi partecipano». Un’occasione prestigiosa per mettere in mostra l’unicità dei globi Bellerby and Co anche perché, come ricorda Peter, «la maggior parte delle persone ci trova attraverso il passaparola. Noi non facciamo pubblicità, il che è sorprendente».
Solo quando le strisce (“gore”) sono asciutte, possono essere stese sul mappamondo: in questa delicata operazione manuale (“goring the globe”) basta anche un errore di una frazione di millimetro per avere grossi problemi, una volta stesa l’ultima striscia (https://bellerbyandco.com).
testo di Andrea Bertuzzi
