Avere un’opera d’arte in casa trasforma lo spazio abitativo e può cambiare il nostro modo di osservare il mondo». Parola di Marco Poggiali, direttore della galleria di famiglia
Il collezionismo d’arte si manifesta come un fenomeno complesso, un dialogo costante tra il passato e il presente. Si erge a custode della memoria collettiva, una sorta di archivio visivo che attraversa le epoche, catturando le trasformazioni del nostro tempo. In questo senso, la collezione diviene un luogo della memoria, uno spazio in cui frammenti di storia si incontrano e si sovrappongono, creando un paesaggio eterogeneo e stratificato. Ma il collezionismo è anche un atto profondamente umano, una risposta all’innata esigenza di dare forma all’ineffabile». Così Marco Poggiali, ultima generazione di un viaggio della galleria di famiglia, che inizia nel 1984, attraversa le rive dell’Arno, tocca l’anima di Pietrasanta e arriva dritto al cuore di Milano, là dove Brera dialoga con il Castello Sforzesco. Un percorso che parla di passione e lungimiranza di chi ha saputo cogliere l’essenza dell’arte contemporanea, trasformandola in un dialogo continuo tra passato e futuro, valore e valori, estetica e sostanza.
La scelta di Milano poi, epicentro del sistema dell’arte contemporanea italiano, è tutto meno che casuale. Nasce dalla consapevolezza delle dinamiche che regolano il flusso creativo, la volontà di essere presenti nel crocevia d’incontri e dibattiti, il senso della posizione e dei luoghi dove non si può non essere. Milano, una città che ha da sempre la febbre del futuro e del cosmopolitismo, attrae artisti, curatori, collezionisti e voci critiche, palcoscenico ideale per la Galleria Poggiali, che conosce l’essenza del collezionismo. «Gli oggetti d’arte, in quanto tali, si caricano di significati, diventano punti di contatto con emozioni e idee che altrimenti rimarrebbero inafferrabili. In questo senso, la collezione si trasforma in un territorio dell’esperienza individuale, un luogo in cui il soggetto si confronta con il proprio rapporto con il mondo», dice ancora Marco.
In un’epoca segnata da cambiamenti rapidi e incertezze globali, il mercato dell’arte si rivela un termometro sensibile delle dinamiche economiche e sociopolitiche, rivelando la fragilità del nostro rapporto con il valore. In questo teatro dell’effimero, dove l’opera d’arte si trasforma in merce e il collezionista in nomade del gusto, Marco Poggiali rappresenta una controtendenza che affonda le radici in quelle della sua famiglia e ci aiuta a decifrare i codici di un mondo in perpetuo movimento, dove l’identità rischia di dissolversi.
«Il mercato dell’arte è da sempre sensibile alle dinamiche economiche e sociopolitiche globali. In tempi di instabilità, si assiste spesso a un doppio fenomeno: da un lato, una maggiore cautela negli investimenti e una predilezione per artisti consolidati, dall’altro, una forte spinta verso nuove voci capaci di interpretare l’incertezza del presente. Le fluttuazioni del mercato incidono sulla percezione del valore artistico, poiché il prezzo diventa uno strumento di misurazione che può distorcere la valutazione critica. Tuttavia, la storia dimostra che il valore culturale di un’opera supera le dinamiche speculative e si consolida nel tempo attraverso il riconoscimento istituzionale e curatoriale».
Resta il tema degli artisti emergenti, che riescono a intercettare il proprio tempo attraverso una sintesi originale di linguaggio, contenuto e forma. «L’innovazione stilistica, la capacità di dialogare con il dibattito contemporaneo e una coerenza progettuale sono elementi chiave», annuisce Poggiali. «Oggi, inoltre, la visibilità gioca un ruolo cruciale: il rapporto con i media, il sistema delle fiere e l’attenzione dei curatori possono amplificare il successo di un artista, pur non essendo garanzia di una rilevanza a lungo termine».
Venendo invece ai clienti, quelli della Galleria Poggiali sono variegati e comprendono sia i collezionisti privati sia le istituzioni. Da un lato si tratta di esperti, attenti all’evoluzione del mercato e alla crescita degli artisti rappresentati.
Dall’altro, emergono nuove generazioni di acquirenti, spesso interessate a un collezionismo più concettuale e a una relazione diretta con gli artisti. Anche in questo, la Galleria Poggiali ha una sua formula unica e distintiva, un programma che valorizza la ricerca artistica, proponendo sia figure storiche, a cui vengono dedicate mostre antologiche nella sede di Firenze, sia artisti emergenti con una forte visione contemporanea come quelli della programmazione dello spazio di Milano. «Avere un’opera d’arte in casa trasforma lo spazio abitativo, lo modifica radicalmente trasformandolo in uno spazio di stimolo e riflessione. L’arte è un ponte tra il visibile e l’invisibile, capace di evocare emozioni e narrazioni personali. La presenza quotidiana di un’opera può cambiare il nostro modo di osservare il mondo, rendendoci più sensibili ai dettagli e più aperti a nuove prospettive».
testo di Valentina Petrucci
